Come ormai saprete il Laboratorio Cervi Kervicher il prossimo anno rimarrà chiuso.
I motivi di questa decisione sono molteplici e ben intuibili. Paolo Cervi Kervischer ha impegni che lo terranno spesso lontano da Trieste e dall'Italia e non potrà quindi assicurare la sua presenza continuativa.
Le lezioni di disegno e pittura per bambini, ragazzi e adulti, perciò, non avranno più cadenza settimanale. Tuttavia è importante sapere che quando PCK sarà presente a Trieste lo renderà noto attraverso il sito – nella sezione Laboratorio > Lab News – dando la sua disponibilità in termini di giorni e orari per continuare con il suo insegnamento a chi ne fosse realmente interessato.
Ciò significa che all'interno di queste finestre sarà possibile, previo accordo telefonico, avere delle lezioni anche personali.
A PCK dispiace molto dover interrompere dopo vent'anni la sua attività – improntata su un metodo di insegnamento che ha tenuto costantemente e in cui ha fortemente creduto – poiché la continuità e il ritmo dell'apprendimento sono importanti tanto quanto l'impegno degli allievi.
PCK ha sempre creduto nella formazione come momento indispensabile e nell'importanza di iniziare con un maestro lo studio del disegno dal vero.
«In questi tempi sembra mancare questa consapevolezza, sembra che tutto sia possibile con veloce apprendimento attraverso degli stage brevi, che però producono soltanto conoscenze superficiali.
Nella mia esperienza ho scoperto che ci vogliono almeno sei, sette, otto anni per raggiungere una preparazione tecnica di base per poter fare arte in maniera soddisfacente. Gli allievi dovrebbero frequentare una o due volte alla settimana il laboratorio di disegno seguiti da un maestro, dovrebbero studiare parallelamente la storia dell'arte e tenersi informati, andando a vedere quante più mostre possibili, di ciò che succede intorno a noi nella contemporaneità. Con una certa delusione ho constatato in questi anni un progressivo affievolirsi dell'impegno e della coscienza che qualsiasi risultato si raggiunge affrontando la difficoltà. I giovani sono stati spinti nella direzione opposta, nella direzione del “tutto e subito”, cioè sono stati illusi.
Parallelamente la scuola ufficiale ha quasi tolto l'insegnamento della storia dell'arte, le accademie di tutta Europa hanno sospeso i corsi di insegnamento tradizionali, per esempio di anatomia artistica, hanno ridotto al minimo le ore del laboratorio di pittura, privilegiando invece le facili soluzioni estetizzanti e molto spesso velleitarie dei nuovi media (fotografia digitale, videoarte) che, come ovviamente possiamo capire, sono sponsorizzati dalle grandi multinazionali. Nello stesso tempo che in Occidente succedeva questo, in paesi come la Cina o altri paesi emergenti si teneva conto dell'importanza di una conoscenza profonda di tipo tradizionale europeo. Mentre da noi avveniva questo “spogliamento” di un serio insegnamento, altrove questo veniva rinforzato – c'è stato quasi un travaso di coscienza e di conoscenze verso i paesi emergenti. Del resto anche da noi sono arrivate in altri campi le tradizioni orientali.
Non è un caso che negli ultimi dieci anni siano emersi con forza gli artisti cinesi, per altro ben supportati dallo stato, e che ormai l'arte più interessante provenga da lì. È una grande delusione l'Occidente, e l'Europa in particolare, dove circolano liberamente mostre di dilettanti inconsapevoli e si organizzano esposizioni totalmente inutili, ovviamente, per fortuna, con molte eccezioni.
L'Occidente in generale ha perso il senso della sua storia e non so se riuscirà mai a recuperarlo.
Il Laboratorio CK è stato in questi anni un tentativo di resistere a quest'ondata anticulturale, che sembra sempre più voluta e imposta da chi ci comanda. Che fare? Un giovane che si avvicinasse oggi al mondo dell'arte avrebbe questo grande quesito da porsi.
Non ci sono risposte ma l'unica possibilità che si intravede è quella di una crescita del senso di una ricerca personale fine a se stessa. Però ciò pone questa possibilità: l'arte può diventare, se interpretata nel suo verso giusto, una via di conoscenza, di consapevolezza, e quindi di coscienza.
Forse il destino dei giovani dell'Occidente non è quello di fare opere d'arte da inserire in un mercato, ma quello di cambiare il senso stesso della propria vita, cioè darle una nuova direzione, che sia di stimolo a una presa di coscienza generale e a una nuova responsabilità sociale.
Non mi stupirei che dopo un percorso di studio ben fatto un giovane, invece di intraprendere la strada tipica dell'arte, decidesse di fare il volontario in Africa o il contadino in qualche campagna abbandonata.
Forse questo è il destino dell'arte in Occidente: preparare nuove coscienze, suggerire nuovi modelli di vita, nuove possibilità relazionali.»
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