Un ricordo di Raffaello Baldini
E' morto anche Raffaello Baldini, uno dei poeti che ho incontrato nel mio viaggio e sicuramente una persona capace di trasmettere un senso profondo di umanità.A chi non conoscesse la sua opera, consiglio di leggere il suo libro pubblicato da Enaudi: "La naiva furistir ciacri". Un libro scritto in dialetto romagnolo "Perchè come dice il poeta, ci sono cose che sono accadute e continuano ad accadere in dialetto".
Baldini, che era nato nel '24 a Santarcangelo di Romagna, viveva a MIlano, e mi ha parlato della sua terra e del suo paese con un'intensità ed una nostalgia di quei tempi in cui gli umani si incontravano scambiando profonde riflessioni sull'esistenza. Il tempo è passato e forse l'unica nostalgia che ci rimane è quella di una "umanità umanizzante" che sembra essersi estinta nel mare di una solitudine troppo affollata.
C’è come un punto zero…non negativo, ma un momento di svolta…La luce nella casa è tersa, noto alcuni quadri:un bel guazzo di Migneco e un bel nudo dissimulato in grigio (fra Giacometti e Music) di un autore che non conosco. Raffaello Baldini me ne racconta la storia. Mi racconta, mentre lo dipingo, dei ricordi lontani del suo paese e di Rimini, del tempio malatestiano e della bellezza che c’era: e ora? “Ho fatto in tempo a vivere quasi l’800, il mondo cambiava ma gradualmente; mi ricordo la carrozza che portava alla stazione e uno spiazzo rimasto vuoto per anni, nel centro del paese, che il comune regalava ma che nessuno poteva riedificare per mancanza di danaro. E’ sempre una sorpresa il fluire che si compie, quella mancanza di pregiudizi e condizionamenti che si attua contemporaneamente nel ritratto e nella conversazione: tutto ha il sapore della franchezza, di un momento - evento, privato delle fantasie di padronanza. Da un’altra stanza arriva il suono di una pianola un po’ scordata. Nel secondo ritratto colgo, nell’inclinazione della testa, la morbidezza dei suoi versi sonanti e dialettali, l’andirivieni fra l’oggi e l’ieri, ancorato ai suoni delle parole mantenute ancora in vita. Dispiace a entrambi che l’incontro sia concluso, che non ci sia tempo, il tempo (che oggi è piovoso) è rivelato dalla sua poesia.Adesso mentre scrivo questo testo sono a casa a Trieste, il suo libro è aperto sul mio tavolo e vado avanti e indietro a casaccio per queste pagine entusiasmanti e preziose, che mi affascinano, alla ricerca di queste sue storie normali e straordinarie assieme. Raffaello Baldini ha detto che “ci sono cose che sono accadute e continuano ad accadere in dialetto” e proprio per questo stranamente risultano universali.
L’è garbéin, a l so, a l sint, t vu ch’a n’e’ sinta? sté vént, sé, l’è un vantàz ch’u t fa vni ‘nca e’ nervòus, ò capéi, sé,l’è tòtt’ umidità che la t s’instècca tagli òsi, mo a sèmm i vintzéinch ad znèr, ir l’era un séidar, e òz l’è chèld, ta n vàid? finestri vérti, la zènta in zéir senza capòt, a l so, quèst tra un po’ l’è burasca, e’ farà un’aqua, la n déura, a l so, mo intènt e’ pèr ch’ séa zà rivàt’ la stasòun bòna.
Raffaello Baldini
E’ garbino, lo so, lo sento, vuoi che non lo senta?/ ‘sto vento, sì, è un ventaccio / che ti fa venire anche il nervoso, ho capito, sì,/ è tutta umidità che ti si ficca/ nelle ossa, ma siamo il venticinque gennaio, / ieri era un gelo, e oggi è caldo, non vedi? / finestre aperte, / la gente in giro senza cappotto, lo so, / questo fra un po’ è burrasca, farà acqua, / non dura, lo so, ma intanto / apre sia già arrivata la primavera.]