Prima conversazione di storia dell'arte di mercoledė 26 settembre
- una breve sinossi -
Ieri mercoledì 26 settembre si è tenuta, come da programma, la prima conversazione di storia dell'arte moderna e contemporanea presso il Laboratorio Cervi Kervischer in via Mazzini 30.
Di fronte a circa trenta partecipanti l'artista, partendo dalle esperienze di Robert Rauschenberg e del new dada, ha illustrato l'excursus artistico di Andy Warhol, contestualizzandolo nel suo tempo e mettendolo in relazione con gli effetti che la nascita della cultura industriale in cui Warhol operava - e nella quale tuttora siamo immersi - ha sui tempi odierni.
La figura di Warhol e la lettura delle sue opere hanno portato a una riflessione di più ampio respiro sulla società consumistica, sugli status symbol e sull'immagine del mito nell'ambito di una progressiva massificazione della cultura - cultura intesa sia come istruzione che come identità.
Attraverso l'osservazione dei colori e dei soggetti scelti da Warhol, Paolo Cervi Kervischer ha spiegato come l'artista americano abbia saputo mettere in luce la responsabilità dell'artista rinunciandovi egli stesso, paradossalmente de-responsabilizzandosi, denunciando in tal modo il pericolo di omologazione in un mondo che egli già vedeva - e oggi possiamo confermarlo - sempre più globalizzato, o meglio ancora, occidentalizzato, un mondo in cui il contenitore assume più importanza del contenuto e le leggi del mercato dominano la fruizione dell'immagine.
L'aderire in modo così spudorato alle leggi del consumismo e assecondare in toto le figure e i simboli del “non-essere” contemporaneo è quindi da parte di Warhol una denuncia agli occhi di chi a tali leggi decide di sottrarsi. L'arte di Warhol, insomma, compiace chi si lascia condizionare dalla cultura di massa ma allo stesso tempo si rivolge e comunica realmente a chi ha abbastanza senso critico e spirito d'osservazione da comprendere il pericolo della perdita dell'individualità a favore dell'omologazione.
Liberiamoci, dunque, dell'immagine da acquistare, e riappropriamoci dell'immagine da osservare. In breve: riappropriamoci dello sguardo.
- sinossi a cura di Mariangela Miceli -